Visitare Cellere: situato in una località pittoresca e amena, a circa 45 chilometri di distanza da Viterbo e a soli 26 chilometri dalle assolate spiagge di Montalto di Castro, Cellere è un suggestivo comune italiano di circa 1.200 abitanti, ubicato nel cuore della Tuscia più vera e selvaggia.
Dalla particolare posizione panoramica e strategica, il comune di Cellere è languidamente adagiato su di uno sperone di roccia, a circa 365 metri sul livello del mare e, tutt’intorno, ovunque vaghi lo sguardo, si possono scorgere fitti e lussureggianti boschi.
Visitare Cellere per la sua storia
Pur se l’etimologia del suo nome lascerebbe supporre un’origine del tutto romana, di Cellere si hanno notizie sin dall’VIII secolo. Chiamata, in antichità, Cellae Cerris, abitata prima dagli etruschi e, in seguito, dai romani, l’odierna Cellere ha vissuto il suo periodo di massimo splendore durante l’epoca Farnese e sotto il Ducato di Castro, terminato nel 1649.
Come tutti i comuni della zona, anche Cellere, dopo la fine del fiorente Ducato, tornò a far parte dei vasti possedimenti della Chiesa, passando di concessione in concessione, finendo poi per essere ricompresa nel Regno d’Italiani, grazie all’opera e all’intercessione dei patrioti Tommaso e Francesco Mazzariggi.
Dell’epoca Farnese, a testimonianza dello splendore e della ricchezza del tempo, a Cellere resta ancora il mirabile castello che, situato in posizione elevata, svetta imperioso su tutto il comune.
Cosa vedere a Cellere
Tra i luoghi più emozionanti di questo antico borgo nel viterbese, un posto d’onore merita la Chiesa di Sant’Egidio Abate. Situata a circa 200 metri dalle mura del paese, in una suggestiva vallata, la chiesa è opera di Antonio da Sangallo il Giovane.
Costruita intorno al 1520, la Chiesa di Sant’Egidio Abate, pur se piccole dimensioni, offre un mirabile spaccato sulla prima arte rinascimentale che pervade l’intero complesso religioso: a croce greca, con una cupola bassa e i tetti con volta a crociera, la chiesa conserva ancora pregevoli pavimenti cinquecenteschi.
Altro luogo da non perdere per chi giunge a Cellere, è la tomba del brigante Domenico Tiburzi, chiamato spesso anche Domenichino. Le “Cronache Criminali” di Scipio Sighele, raccontano di come il brigante e Fioravanti, suo compagno di scorribande, fossero stati improvvisamente sorpresi mentre si nascondevano in casa di un connivente.
Il Tiburzi, sentendo di non avere alcuna possibilità di scampo e avvertendo vicina la propria dipartita, ingaggiò una furiosa battaglia a colpi di arma da fuoco, durante la quale, però, fu l’unico a perdere la vita. Tra le attrazioni da non perdere, infine, spicca il Museo del Brigantaggio. Inaugurato nel 2007, il Museo racconta la storia del brigantaggio dell’Alta Tuscia, attraverso una serie di foto e documenti che ben raccontano la vita dei briganti dell’epoca.
Allestito su due piani, il Museo dedica ampio spazio alle turbolente vicende di Domenico Tiburzi e alla “simbologia della natura” di Cellere. Ma questo delizioso borgo offre ancora interessanti spunti di visita da percorrere interamente nella natura più benevola e rassicurante.
Non a caso, infatti, diversi sono i percorsi naturalistici, da percorrere a piedi o in bicicletta, che si snodano tra alberi, radure e vallate, alla ricerca di testimonianze antiche o reperti che hanno reso importante un luogo come Cellere.
E quindi, via a lunghe passeggiate tra scavi, necropoli ruderi e borghi, rincorrendo un passato glorioso che va dagli Etruschi all’epoca del Ducato di Castro, passando per l’età romana e il caratteristico Medioevo. Poco distante da Cellere, imperdibile è Pianiano, un suggestivo borgo, interamente scolpito nel tufo.
Enogastronomia e piatti tipici a Cellere
Cellere, che rientra nell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, non è famosa solo per gli itinerari naturalistici, ma anche per quelli volti alla scoperta dei piatti tipici e delle specialità del luogo. Chi ama i sapori antichi, autentici e genuini, troverà interessanti le degustazioni dei vini dell’Alta Tuscia e dell’olio extravergine d’oliva DOP prodotto nella zona.
Dal sapore forte e robusto, ben si sposa con l’Acquacotta, con zuppe e minestre, ma anche su semplici crostini e bruschette. Da non perdere anche un assaggio dei famosi biscotti di Sant’Egidio e dei classici lombrichelli in salsa piccante, il piatto ideale e gustoso per riscaldarsi nelle fredde sere d’inverno.